Acate, i fedeli sfidano la burocrazia
"Per S. Biagio riapriremo la chiesa"
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Il tempio è chiuso al culto e 'ingabbiato' da sette anni.
Il patrono uscirà dal tempio malgrado il divieto.
Don Rosario Di Martino spiega ai parrocchiani, in una lettera, i motivi della provocazione.

Dopo sette anni di inutile attesa, il parroco e l'intera comunità di Acate hanno detto basta. Per richiamare l'attenzione delle Autorità competenti sul blocco dei lavori di restauro della chiesa Madre, don Rosario Di Martino, 61 anni, e il Consiglio pastorale, hanno deciso una clamorosa azione di protesta, assumendosi tutte le responsabilità del caso.
   Sono pronti a violare la legge. Quella degli uomini, naturalmente. E della burocrazia. Domenica dieci ottobre, per il giorno della sua festa, faranno uscire il patrono San Biagio, dalla Matrice, benché sia chiusa ed "ingabbiata". Il sacerdote, originario di Pedalino, da venticinque anni ministro di Dio ad Acate nonché cittadino onorario, ha spiegato con una lettera aperta ai fedeli le motivazioni della "provocazione": "Illusioni, delusioni, prese in giro, incompetenze, inadempienze, ormai siamo stanchi. Ci hanno sempre riferito che tutto era posto, che il progetto era stato approvato (per un importo di un miliardo, ndr) e dovevamo attendere soltanto l'inizio dei lavori. A questo punto non sono nemmeno certo che un progetto esista".
   Gli unici interventi effettuati dalla Soprintendenza sono stati dei sondaggi, col risultato, pare, di aggravare la staticità del luogo sacro: "Il deterioramento della chiesa -prosegue il parroco- è tale che da un momento all'altro si può verificare qualche catastrofe; naturalmente poi si cercherà il capro espiatorio nella persona del ...parroco, figlio di nessuno.
   Ci siamo comportati da gente civile e saggia, ci siamo fidati troppo, ma non possiamo continuare ad essere umiliati". Don Di Martino fa sapere che questa sarà soltanto la prima delle azioni da intraprendere per ridare un luogo di culto accogliente ai suoi parrocchiani: "Andremo avanti con ogni forma di azione legale, se tutta la Comunità si troverà unita nella contestazione. Oltre al danno morale, per essere mortificati nei nostri sentimenti religiosi, c'è anche il grave disagio di essere accampati nella chiesa di S. Vincenzo".
   Un paese di oltre ottomila abitanti, infatti, dispone di una sola struttura. Per ironia della sorte, anche la chiesa del Carmelo, dopo una serie di lavori di restauro non completati, è stata interdetta al culto.
   La Matrice fu seriamente lesionata dal terremoto del dicembre di nove anni fa, ma il territorio di Acate, com'è noto, fu tagliato da ogni provvidenza per una "cervellotica discriminazione". Se dipendesse dagli acatesi il problema si potrebbe risolvere sicuramente più in fretta: una grande sottoscrizione ed un'eccezionale mobilitazione permisero nel '92 di portare a compimento il restauro della chiesa del Protettore San Vincenzo. Che la storia si ripeta?


Emanuele Ferrera

Acate,  03-10-1999

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