Acate, chiarito l'attentato in cui rimase vittima un invalido civile

Ferito da un ex amico
Motivo: dissapori al “palio” di San Vincenzo


   Un'amicizia andata in malora per contrasti banali. Naufragata in occasione del “palio” di San Vincenzo del maggio scorso e trasformata in voglia di rivalsa. Forte, tanto forte da spingere al tentato omicidio. Sarebbe questo il movente alla base del grave fatto di cronaca verificatosi alle porte di Acate lo scorso 13 novembre. A sparare contro Carmelo Città, 39 anni, di Acate, invalido civile dopo un incidente sul lavoro, sarebbe stato proprio un suo ex amico. A questa conclusione sono giunti gli uomini della squadra mobile e del commissariato Ps di Vittoria, che hanno condotto serrate indagini per venire a capo di un fatto di cronaca che, dal primo momento, è sembrato essere slegato dalla malavita organizzata ed essere, invece, collegato strettamente alla vita acatese. Con l'accusa di tentato omicidio aggravato da futili motivi e porto e detenzione illegale di armi è finito in carcere Giuseppe Cilia, 38 anni, di Acate. Sarebbe lui l'amico di Città, diventato nemico per una lite banale, che ha esploso due colpi di fucile da caccia, ferendo Carmelo Città ad una spalla ed al collo. Cilia è stato arrestato nella serata di mercoledì e trasferito nelle carceri di contrada Pendente a Ragusa. Gli uomini di mobile e commissariato gli hanno notificato l'ordine di custodia cautelare in carcere richiesto dal sostituto Marco Rota e firmato dal gip Vincenzo Saito. Giuseppe Cilia, resosi irreperibile nei giorni immediatamente successivi all'attentato, sarebbe stato individuato grazie alle pazienti indagini portate avanti nell'Acatese ed ai tanti interrogatori cui sono stati sottoposti amici e parenti della vittima dell'agguato. Nei giorni scorsi Cilia è stato anche chiamato in commissariato per rispondere ad alcune domande, ma l'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quello che non ha voluto dire agli investigatori, adesso dovrà spiegarlo, già questa mattina, al gip Vincenzo Saito. Quando dai vari interrogatori è saltato fuori il nome di Giuseppe Cilia, gli investigatori lo hanno cercato più volte, ma senza risultato. I poliziotti cercavano un'auto di colore scuro con le tendine parasole, danneggiata verosimilmente nella parte posteriore. E quest'auto è stata trovata nel garage dell'abitazione di Giuseppe Cilia, quando è stata effettuata la perquisizione. Dentro la macchina c'erano due bossoli, uno dei quali calibro 12, identico, quindi, a quello esploso contro Carmelo Città. Nell'abitazione di Cilia, inoltre, è stato trovato un fucile da caccia calibro 12. Sia l'auto che l'arma sono state posto sotto sequestro ed affidate alla Polizia scientifica: gli accertamenti dovranno stabilire se ci sono tracce di polvere da sparo sull'auto e se è stato proprio quel fucile a sparare contro Carmelo Città. Tutti gli elementi raccolti durante le indagini sono state condensate in un rapporto che è stato consegnato al sostituto Marco Rota, il quale ha subito chiesto l'emissione del provvedimento restrittivo nei confronti di Giuseppe Cilia. L'agguato in cui rimase ferito Carmelo Città si verificò nella tarda serata del 13 novembre in contrada Baglio. Città ha raccontato agli investigatori di essere stato affiancato, mentre a bordo della propria Bmw stava tornando ad Acate, da un'auto di media cilindrata di colore scuro con le tendine parasole sul vetro posteriore. Da quest'auto sono stati esplosi due colpi di fucile, i cui pallini hanno colpito l'uomo ad una spalla ed al collo. La vittima ha anche detto di aver tentato di scappare e di aver provato a speronare l'auto. Dopo che gli inquirenti hanno individuato Cilia, Carmelo Città ha detto di aver avuto dei dissapori con Cilia a proposito del “palio” di San Vincenzo. E dopo questo episodio i rapporti di amicizia si sono raffreddati, tanto che Città disse agli investigatori che Cilia lo guardava in malo modo. La sera dell'agguato Carmelo Città stava tornando in città. Tutto si aspettava tranne di essere nel mirino di qualcuno. Agli investigatori Città, la sera dell'agguato, disse che l'auto da cui sono stati esplosi i colpi lo aveva seguito per un bel po' di strada. Poi, nel tentativo di sfuggire ai colpi di fucile ha perso il controllo della macchina, finendo fuori strada e capottando.


a.i.
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ediz. del  27-11-98